Da 10 anni faccio questo lavoro e ancora mi stupisco
dell’abisso che mi divide dalle altre figure professionali nell’aiuto alla
persona.
Io non guarisco nessuno, non somministro medicine ne rassicurazioni
verbali, non analizzo i processi di pensiero ne insegno comportamenti “giusti”
o “sbagliati”.
Io suono e faccio suonare! Tutto qui.
Non insegno nemmeno a “suonare correttamente” ma, anzi,
lascio i miei ragazzi liberi di fare ciò che vogliono, convinto che
l’espressione delle emozioni aiuta a conoscere se e l’altro, crea relazioni e
mette in atto un processo personale di auto-guarigione. Solo il “malato” ha il
potere di guarirsi. Io al massimo cammino insieme a lui.
E lo osservo.
Se vedo un ragazzo che picchia un pugno sul muro io osservo
COME LO FA.
Se ha un ritmo accelerato e una dinamica FF ci posso leggere
della rabbia e provo ad avvicinarmi a questa emozione contattandola sugli
stessi parametri sonori; cerco una relazione a livello emotivo.
Sono convinto che è questo ciò che mi chiedono tutti i miei
pazienti: relazione.
Nel pieno rispetto della loro emozione di quel momento,
senza giudicarla o intervenire per modificarla.
Vivo la loro emozione con loro.
Perché le emozioni non sono mai positive o negative, ma
funzionali al bisogno del momento.
Non fornisco una musica-pillola per cambiare le emozioni che
non piacciono ne mi lancio in voli psicologici per spiegare perché un tal
ragazzo vive la tal emozione. La vivo con lui e basta.
E quanti pugni ho preso nella convinzione che sia importante
restare nella relazione in qualunque stato emotivo, anche la rabbia.
Dico queste cose da molti anni ma ancora mi stupisco ogni
volta che sento dire “calmati” ad una persona arrabbiata, o “non piangere” ad
una persona triste.
Chi non conosce le emozioni ne ha paura e chi non ha mezzi
per gestirle, come la musica, tenta sempre di portare la relazione al livello
cognitivo.
Ma in un mondo che insegna ad usare la ragione e nascondere
l’emozione, quale futuro hanno le persone disabili? Può davvero aiutare un’ora
alla settimana di libera espressione quando tutto il resto del tempo il nostro
ragazzo vive esperienze contrarie?
Io, voi e tutti gli altri esseri umani, che futuro avremo se
non riusciremo a trovare un giusto equilibrio fra espressione emotiva e
cognitiva?
SUONATE QUINDI, o datevi a qualunque forma d’arte così come
siete capaci, SENZA TEMERE GIUDIZI; perché non dobbiamo mostrare se siamo
bravi, ma VOGLIAMO SOLO ESPRIMERE LE NOSTRE EMOZIONI.
NON E’ FORSE QUESTO IL VERO SENSO DELL’ARTE?
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