Ancora un paio di considerazioni sulla tabella di Plutchik:
1
Uno degli aspetti che più mi attrae di questa esposizione è
il rispetto per ogni singola emozione che deve essere considerata utile ed importante.
Secondo lo schema che propone l’autore, ogni emozione ha uno scopo preciso: servire come substrato psicofisico per
raggiungere un obiettivo che il soggetto ritiene importante.
Queste considerazioni si integrano perfettamente con la
descrizione delle emozioni che abbiamo visto nei filmati “Wath the bleep do we
know” (e che vi invito nuovamente a vedere per intero su youtube).
Se così è, allora occorre fare molta attenzione prima di
considerare un’emozione come “negativa”; occorre pensarci più di una volta
prima di interrompere uno stato emotivo solo perché noi, dall’esterno, non lo
capiamo (ad esempio, consolando la persona triste o placando quella arrabbiata).
Lavorare con le emozioni significa avere un grande rispetto
per la macchina umana e cercare di comprenderla e non di adattarla ai nostri schemi di comprensione.
2
Confrontando la
Tabella di Plutchik con le altre viste nelle scorse settimane, possiamo notare che condividono 4 emozioni: Paura, Gioia, Collera e Tristezza.
Io credo che queste siano le emozioni di cui siamo più
consapevoli, quelle che ci coinvolgono con più forza, che durano più a lungo e
che richiedono una maggiore energia.
Difficilmente infatti ci rendiamo conto che siamo in uno stato
di Sorpresa o di Disgusto; sono emozioni che nascono improvvise e presto si
traducono in qualcos’altro.
Ad esempio, se esco di casa e vedo il prato tagliato mi
sorprendo, ma subito dopo penso al vicino di casa che lo ha tagliato e nasce un senso di
riconoscenza e di gioia che, questo si, rimane abbastanza a lungo da rendercene conto.
Questo esempio mostra anche come siano interconnesse le
attività cognitive e quelle emotive, il mondo interno e quello esterno, a dimostrazione di come i due lati del
cervello lavorino insieme ed è bene mantenere un buon equilibrio fra i due
emisferi.
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