
“Suonala ancora, Sam.” 1
Nessuno sa ancora bene cosa sia la mente eppure ad ognuno di noi è capitato di rievocare le immagini di un film, di un luogo o una persona sentendo un semplice suono.
Due diverse teorie discutono, senza trovare risposte chiare, sulla capacità della mente di conservare il ricordo dell’oggetto in sé o della relazione con quell’oggetto. 2
La differenza è enorme, significa che la nostra mente non è un elaboratore di dati ma un mezzo di relazione col mondo, esattamente come abbiamo visto essere il corpo e lo spirito.
La mente è ancora un’entità per lo più sconosciuta, nata probabilmente per valutare modalità di adattamento all’ambiente attraverso una successione di processi mentali; ma se questi derivino da connessioni neuronali del cervello o da una funzione autonoma nessuno sa dirlo. Ciò che è certo è che pensiamo e che i pensieri sono sempre in relazione, anche vaga, con la realtà esterna.
A sottolineare la relazione fra suono, mente e corpo possiamo richiamare alcuni studi sbalorditivi di Tomatis 3 e Janata 4 (per fare due nomi nel campo della musica e della neuroscienza) i quali dimostrano che attività svolte dal corpo, come leggere e cantare, e le stesse attività svolte solo a livello di pensiero attivano le medesime aree del cervello in modo identico.
Un ricercatore e professore di musica R.Murray Schafer ha scoperto che per gli studenti statunitensi e canadesi la nota più facile da ricordare è il SI, mentre per gli europei è il SOL DIESIS. Il professore spiega come negli USA e in Canada la corrente elettrica alternata è di 60 cicli al secondo, la frequenza di vibrazione del SI, mentre in Europa, la corrente ha 50 cicli al secondo, che è la vibrazione, appunto, del SOL DIESIS. 5
Tutto il nostro corpo percepisce queste frequenze ogni volta che un apparecchio elettrico funziona e ben sappiamo come ne siamo esposti!
La memoria influisce così profondamente sull’esperienza dell’ascolto musicale che non sarebbe esagerato dire che senza di essa non ci sarebbe neanche la musica. 6
Molti libri per bambini giocano sull’associazione tra suono e oggetto proprio perché ne facilitano il ricordo; su questo principio i musicisti di ogni epoca hanno giocato a creare associazioni di ogni tipo, tanto che adesso associamo i personaggi cattivi ai suoni gravi, ci aspettiamo una guerra ad ogni suono di tromba, siamo mossi al ballo al ritmo di un valzer, all’inno nazionale ci alziamo in piedi, ecc.
C’è anche chi discute sull’esistenza di associazioni inconsce, cosa che spiegherebbe perché ci si spaventa se qualcuno ci urla “bu” di sorpresa. 7
Anche nella vita sociale ritroviamo questo principio; pensiamo al fatto che tutte le sirene delle ambulanze hanno un unico suono, alla ricerca di stereotipi verbali nel gergo televisivo o semplicemente la diffusione di un dialetto; sono tutti mezzi per rendere più veloce l’associazione e il legame con un oggetto, un personaggio o un ambiente. 8
Per questo in musica sono nate le “forme musicali”, per distinguere le musiche da ballo, e i diversi balli, dalle musiche d’ascolto o le canzoni di gruppo.
QUINDI: l’ascolto di ogni suono, come ogni nuovo evento, viene subito messo in relazione con il nostro archivio di ricordi in modo da associarlo a qualcosa di conosciuto.
1 Curtiz M., Casablanca, Warner Bros, video, 1942
2 Levitin D. J., Fatti di musica, Codice Edizioni, Torino, 2008, p. 115
3 Tomatis A., L'orecchio e la vita, Baldini & Castoldi, Milano, 1992
4 Janata P., in: Levitin D. J., Fatti di musica, Codice Edizioni, Torino, 2008, p. 134
5 Schafer R. M., in: Di Carla F. C., “Guarire con la musica”, New Sounds, Milano. In:
http://www.musicoterapiaonline.it/musicoterapia/guarireconlamusica.htm
6 Levitin D. J., Fatti di musica, Codice Edizioni, Torino, 2008, p. 146
7 Levitin D. J., Fatti di musica, Codice Edizioni, Torino, 2008
8 Levitin D. J., Fatti di musica, Codice Edizioni, Torino, 2008, Cap. 4
Turteltaub, J., Faccia a faccia, Disney, 2000
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