lunedì 20 ottobre 2014

Percepire ed esprimersi...!!!





Ciao a tutti
Oggi vi propongo un video di un collega che mostra uno dei momenti più intensi del lavoro di un musicoterapista: il raggiungimento del contatto relazionale all’interno di un percorso terapeutico.
IL RISULTATO per eccellenza, ciò che dà senso al nostro lavoro, al di la di mille altri benefici effetti collaterali che possiamo raggiungere con le diverse tecniche.

Ringrazio Tonino per avermi permesso di condividerlo.

Il video si apre con il paziente che si avvicina al terapista in modo disinvolto e tranquillo.
Direi che è troppo tranquillo per essere la prima volta che si incontrano ed è probabile che fra i due ci sia una storia di lunga data.
Sedersi accanto al terapista è infatti una dimostrazione di fiducia che non si conquista in poco tempo: il ragazzo ha avuto modo di valutare a lungo il terapista e ha sperimentato che non ci sono “pericoli”.

La fiducia è decisamente il primo ostacolo 
su cui il terapista deve lavorare con un lavoro complesso e lungo 
che mi porta sempre alla memoria il dialogo della volpe col “piccolo principe”; 
è un percorso spesso snervante, 
ma che dà enormi soddisfazioni quando si raggiunge il risultato.

Nel video vediamo che il Mtpista propone una stimolazione sonora con un’energia crescente dal P al F, passando continuamente dal melodico al ritmico.
Il Mtpista osa, con una produzione musicale decisamente complessa che il paziente dimostra di apprezzare. Questo conferma ulteriormente l’esistenza di un lungo percorso in cui il terapista ha potuto conoscere e sperimentare le capacità recettive del paziente.

Altro lavoro lungo e complesso che spesso mette a dura prova i nervi del terapista.

Il Mtpista sa di poter continuare ad osare nel momento in cui vede il paziente legarsi allo strumento con lo sguardo e ne ha la conferma quando vi appoggia sopra la mano; infatti ne approfitta ed intensifica anche il tempo della sua produzione sonora.
Ci vuole qualche secondo di attesa e poi succede.

È la sensazione del risultato raggiunto.
In quei momenti non pensi alle lunghe giornate di insuccessi 
alle attese di un qualunque segnale di apertura, 
alle mille tecniche messe in atto e ai lunghi periodi di osservazione 
per trovare un canale … per ottenere un contatto.

La tenacia che perdura nello sconforto delle numerose sedute infruttuose, acquista un senso nel momento in cui il tuo paziente si avvicina e prende in mano lo strumento che stavi suonando per lui; prova a riprodurre le stesse sequenze sonore con cui lo hai lungamente chiamato; sorride.
Si ricorda tutto! E dimostra di averti sempre ascoltato!

Io credo che noi terapisti lavoriamo per questo momento.
Non è certo un punto d’arrivo,
ma l’apertura relazionale è il primo passo per veicolare ogni altro possibile percorso.

Come si può definire tutto questo in un processo scientifico?
Ogni percorso è unico perché fondato sulla relazione fra quelle due persone 
e non può essere ripetuto da nessun’altro nello stesso modo.

Il nostro paziente inizia poi ad esplorare lo strumento per i fatti suoi; produce sequenze di proprio interesse, allontanandosi dalle modalità del Mtpista: cioè si esprime liberamente.

È qui che il paziente mostra il vero volto del sé più nascosto e ci apre la porta al suo mondo.
La sua performance espressiva ci fornisce i codici per una comunicazione sonora più profonda.

L’ambiente sonoro non cambia, grazie al fatto che la precedente proposta del Mtpista si basava su una melodia a corde vuote; questo permette al ragazzo di ritrovare quei suoni ad un qualunque tocco delle corde e sentirsi gratificato.
Ecco che il terapista ritorna all’attacco con nuove stimolazioni più intense.
Forse troppo, perché il nostro paziente comincia a togliere lo sguardo e dopo poco si nasconde dietro lo strumento utilizzandolo come barriera fra lui e il terapista.
Ma il Mtpista capisce che ha fatto bene ad osare quando vede che il ragazzo non scappa. Resta sempre li e continua l’esplorazione personale; anzi, ora inserisce anche la voce nella produzione espressiva.

E adesso?
Questo è uno dei momenti in cui non si sa mai come procedere.
Il paziente si esprime per comunicare, e allora è importante esserci;
oppure per intensificare la relazione, e allora occorre produrre qualcosa di nuovo;
oppure per seguire un personale viaggio esplorativo, e allora è bene stare zitti.
Il paziente vuole essere protagonista o ha ancora bisogno di sostegno?
Ecc …

Qui il terapista decide di insistere con un’ulteriore stimolazione ancora più intensa.
Il ragazzo reagisce con una fuga e decreta la fine di questa puntata.
Una punta di amarezza per qualche minuto, poi si pensa già alla prossima puntata …

Una seduta da festeggiare con una fetta di torta!!

1 commento:

  1. Complimenti Sergio....una lettura puntuale...professionale! Hai descritto i vari passaggi mettendo in risalto il primo strumento per entrare in relazione con l'altro: la comunicazione! Nel caso di un intervento musicoterapico, si sa, la comunicazione avviene su un terreno intersoggettivo di tipo non verbale! Comunicazione-relazione: binomio inscindibile! Interrogarsi non solo su cosa dire ma anche sul come dirlo! La comunicazione diviene in questo modo non solo uno "strumento", ma anche un metodo!...cercare una qualche "via" di comunicazione per entrare in relazione.... Non mi resta che ringraziarti ancora per aver valorizzato la seduta, e perché no, anche me....qualcosa sfugge sempre!!! Mangiamo con gusto la fetta di torta!!!! Grazie ancora....a presto!!!

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