Recentemente ho avuto uno dei risultati più forti della mia
carriera, a dimostrazione di come anni di studio e di pratica, il continuo
aggiornamento e le costanti sperimentazioni nulla possono di fronte
all’incredibile potere del caso (il fattore C).
Lavoro settimanalmente in un nucleo Alzheimer con circa 24 “detenuti”
a cui propongo una musica d’ambiente capaci di tenerli svegli in modo sereno
per poter proporre, ad alcuni di loro, un percorso in cuffia mirato ad
incrementare l’attenzione e la capacità di ascolto. Le due attività si svolgono
contemporaneamente e nello stesso ambiente.
Con la musica ambientale riesco solitamente a mantenere un
clima rilassato con l’effetto di mantenere viva l’attenzione di molti di loro
ma anche di far addormentare o mandare in isolamento i più sensibili.
Non riesco tuttavia a ridurre le manifestazioni ossessive e
fobiche di forte intensità; queste portano spesso molti elementi del gruppo a
manifestare intolleranza e rabbia in modo forte e continuo nei confronti di
altri utenti o degli operatori.
A ciò dobbiamo aggiungere l’effetto disastroso di alcuni
operatori che, per motivi vari, si approcciano agli utenti in modo irruento,
provocandone reazioni violente che, a loro volta, innescano un effetto domino
di rabbia.
Una mattina l’oggetto ossessivo di alcuni si concentrava
sulla volontà di ascoltare la messa. Chissà perché si trovavano sintonizzati in
tre utenti sulla stessa richiesta.
Ho deciso di assecondare la richiesta e ho proposto un misto
di brani religiosi, gospel, madrigali e gregoriani. Dopo 40 minuti non ho
riscontrato alcun effetto; la tensione di messa si era spostata su altre
richieste, ma l’emotività ossessiva di base non si riduceva.
Ho pensato di alzare il livello della proposta proponendo la
messa in requiem di Mozart.
L’effetto è stato quasi immediato.
Dopo 3 minuti la maggior parte di loro si è zittita mentre i
più irrequieti hanno cominciato a parlare a bassa voce; dopo 5-8 minuti il
silenzio era completo.
Dopo 15 minuti di permanenza costante in uno stato di silenzio,
ma sveglio e attento, ho deciso di riproporre un paio di canti gregoriani: il
gruppo è tornato lentamente a parlottare, con qualche lamentela.
Una volta messo nuovamente Mozart il gruppo è tornato allo
stato silenzioso e vigile (a parte i cronici che son soliti dormire anche nelle
situazioni più caotiche).
L’effetto è durato per un’altra ora, fino alla fine
dell’intervento.
Ho ripetuto l’esperimento nella settimana successiva
ottenendo lo stesso effetto.
In questo secondo appuntamento gli operatori si sono
prodigati più volte e in modo prolungato nel loro approccio irruento, anche
continuando a parlare dei loro affari ad alta voce durante l’attività.
Solitamente richiedo il silenzio, ma in questo caso ho
deciso di non intervenire per monitorare gli eventi.
Ho rilevato un’agitazione generale che cresce in presenza
degli operatori e decresce lentamente dopo la loro uscita. Gli interventi più
irruenti hanno effetti maggiori sul malessere generale e il tempo impiegato per
tornare ad uno stato di quiete è più lungo.
Lasciati soli con la musica di Mozart, lentamente, torna il
silenzio.
Perché avviene questo?
Si tratta del famoso “effetto messa”?
Il potere esoterico di Mozart?
Sicuramente è un dato importante da diffondere e un’esperienza
da ripetere e approfondire.
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